MBT Challenger II Versione Europea

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Il Modello della Dragon

Dopo la messa in commercio della versione desertica, Dragon, ormai affermato marchio nel mondo del modellismo alla pari della piu’ blasonata Tamiya, ha riprodotto la versione Europea. Vorrei iniziare questa volta dalla fase di verniciatura. Attualmente i carri Inglesi sono dipinti in una mimetica a due toni, “direte: bella scoperta!”.Il problema non è riprodurre la tonalità di nero, il nero, è nero; la parte difficoltosa consiste nel riprodurre la tonalità di verde. Abituati al classico verde nero come base, con lumeggiature varie schiarite con dry brush, ecc, il risultato con qualche correzione era assicurato, ma attualmente, le cose sono cambiate. Il verde usato è un verde Nato presente anche sui mezzi di altri paesi Europei,ma consultando le documentazioni in mio possesso, ho notato che è leggermente diverso. Quindi partendo dalle istruzioni dettate dal foglio presente nella scatola di montaggio, ho usato come base XF22 RLM GREY della Tamiya in acrilico, procurandomi in seguito, grazie alla tabella di riferimento dei colori da codice a codice, anche le tonalità Humbrol N°92, e Life color UA 71. Un piccolo dettaglio da non trascurare, stà nel fatto che i pigmenti acrilici hanno una leggera diversità da quelli a smalto, quindi ho preferito usare quest’ultimi, per i cosidetti “filtri”. Iniziando con la stesura del colore di base, ho scurito in seguito con dei lavaggi ad olio molto leggeri con Bruno Van Dick, terra di Cassel. Il nero puro, l’ho usato solo per evidenziare le scanalature presenti sul modello, in particolar modo sul cielo della torretta, riproducenti le varie pannellature. Il tempo occorrente per battere questa relazione, se paragonato al tempo di asciugatura tra un lavaggio e l’altro, altro non è che un battito di ciglia, parlando poi che si è trattato di un lavoro fatto nel periodo fra l’estate è autunno, dà tutta l’dea della tecnica sfibrante della pittura ad olio. Dopo questa fase, ho cominciato a stendere sempre ad olio, dei filtri con tonalità di Terra verde, bianco, e piccole parti di ocra, questo fà si che il colore sottostante, sbiadisca per preparare la base per le successive ombreggiature. Non resistendo al richiamo della foresta, ho acquistato i pigmenti della Mig, ma non avendo nessuna esperienza con queste polveri, si perchè di questo si tratta, sono solo delle polveri impalpabili, ma con la giusta gradazione di colore. Dicevo non avendo dimestichezza con questi materiali, non immaginavo come usarli per la prima volta su un modello. Leggendo le recensioni su riviste del settore, ho preferito seguire le istruzioni che via via venivano riferite nei vari testi. Li ho usati per le ombreggiature. Ho scoperto che il loro diluente, può essere tranquillamente del comunissimo alcool, oppure si può usare l’olio di lino ma con tempi biblici per l’asciugatura, si possono mischiare con i colori ad olio, si possono usare a secco. Proibito usare trementine, acquarage e diluenti vari pena la formazione di grumi e quindi l’impossibilità di stenderli sul modello. Io ho optato per la stesura dei pigmenti, l’ alcool e la pennellata a secco. Dopo averli stesi e tirati a lungo, con il pennello inumidito di alcool ho tirato via l’eccesso lasciando asciugare poi un giorno e una notte. Per fare questo ho usato il verde oliva, che comunque è l’unico verde in catalogo attualmente,ciò non toglie che lo si possa variare con altri pigmenti prima descritti, quindi si può schiarire o viceversa scurire. Per dare risalto alla tridimensionalità del mezzo, mi sono servito del terra medio, “rust” ruggine, e nero. Dopo averli stesi diluiti con alcool al 90%, lungo linee di pannellatura, ed anfratti, ad asciugatura avvenuta ho cominciato un dry brush con i colori di base schiarendo man mano con il giallo nelle dovute percentuali, ed il bianco, sempre nelle dovute percentuali.( La dovuta percentuale, vuol dire non una cosa fissa, ma il non esagerare mai con i colori, quindi il pennello dopo averlo strofinato deve risultare ” pulito ” dal colore, fare delle prove al di fuori del modello stesso, e anche una buona dose di esperienze già provate. Infine tanta pazienza se si sbaglia e si deve correggere). Terminato il lavoro con il verde, ho applicato la mimetica con il nero, di base acrilico, con lavaggi in nero ad olio, ovviamente, solo sulle chiazze. Il tutto, è stato aerografato con un velo di trasparente satinato, anche per togliere quella parvenza di “gessato” dovuto alle lumeggiature in acrilico.

Vernici utilizzate

Acrilici XF22 RLM Tamiya – Ua 71 life Color – Celery green – Shale Green -Ebony Black – della Americana -Verde Gris Pallido della model Color -colori ad olio – Terra verde – verde oliva – titanium white -nero di vite – nero di marte della Winson e Newton – Humbrol 92 a smalto – PO 36 Allied Green PO 23 Nero smoke PO 25 Standard Rust della MIG Prodution.

Costruzione

Per la costruzione ho usato per questo modello le fotoincisioni della Eduard, invogliato anche dal fatto che la lastrina comprende i particolari più essenziali, senza esasperare il lavoro di applicazione. Le parti maggiormente in evidenza sono le griglie della parte superiore del vano propulsore, i ganci anteriori per il sollevamento nella realtà del mezzo, i supporti dei tubi lanciafumogeni, la parte finale anteriore dei parafanghi con taglio precedente della parte in plastica della stampata, ma il pezzo più di pregio, è la cassettina portamunizioni con nastro di pallotole della mitragliatrice in torretta. Non ho avuto grosse difficoltà nel montaggio, nonostante la scala, anzi l’ho trovato quasi più divertente della scala maggiore, probabilmente per il minor numero di pezzi da assemblare. La basetta di appoggio del modello è così composta. Su una tavoletta di legno di abete sagomata, acquistata nel reparto di belle arti di un centro commerciale, ho steso della vernice in tonalità ciliegio. Dopo qualche giorno, ad asciugatura avvenuta, ho costruito con della balsa, una cornice con la balsa stessa posta in verticale, in modo di creare una sorta di cassaforma per ricevere una colata. Si trattava di versare della polvere di ceramica, sciolta con acqua e vinavil, per poter poi con l’ impasto ancora morbido ma nell’imminenza di di essere raffermo, di poggiare il modello per crearvi i solchi di un’ ipotetico passaggio del mezzo. Una tecnica a mio avviso abbastanza raffinata, letta su una rivista nazionale, messa in atto da un noto modellista, consiste di frapporre tra modello e impasto ancora fresco un lembo di pellicola trasparente, cosicchè il modello resta immune da pericolose impiastricciature di impasto, dando nello stesso tempo i risultati di marcatura del terreno desiderati. Pazientando ancora per la completa asciugatura dell’impasto, ho poi steso del pietrisco setacciato mischiando anche una mistura fine di colore verde usata per il fermodellismo per creare un fondo. Su questo fondo, ho tagliuzzato con le forbici dei fili sintetici per ricreare l’erba alta, fermando il tutto con della colla spray per diorami. Prima che la colla bloccasse definitivamente la base, ho imperniato il modello facendolo entrare nei solchi, e con un pennello e del pietrisco come il precedente, ho sagomato del fango ai lati del mezzo, per meglio enfatizzare il passaggio del carro.

Bibliografia

Per la documentazione mi sono avvalso di Internet, e di monografie quali Journal of Armored Assault & Heliborne Warfare Vol. 5, Mini color series – Challenger 1& 2 – entrambi della Concord publications company.

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