Churchill A.V.R.E.

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La Storia

Il CHURCHILL A.V.R.E. (Armoured Vehicle Royal Engineers) sfrutta la versatilità, lo scafo spazioso e la robustezza di questo carro armato inglese per adottare sulla torretta della versione MKIV un mortaio PETARD. Questo lanciava un proietto dal curioso soprannome di FLYING DUSTBIN (Pattumiera Volante – per la sua forma cilindrica) con una carica di demolizione da 40 libbre d’esplosivo ad una distanza di un’ottantina di metri. Il mortaio Spigot era imbullonato alla scudatura del pezzo originale da 75 mm. (ovviamente asportato). II caricamento era effettuato ruotando la canna del mortaio verso l’alto e inserendo dal di sotto la carica. I portelli del mitragliere erano saldati e al loro posto c’era un portello scorrevole di cm. 30 x 30 circa: il caricamento del mortaio poteva quindi essere effettuato dall’interno dello scafo garantendo una sufficiente protezione al servente (il portello scorrevole era adottato giacché l’apertura dei portelli normali avrebbe impedito la rotazione della torretta, necessaria per posizionare il mortaio al di sopra de portello di caricamento). Il CHURCHILL AVRE poteva poi essere equipaggiato con una serie di dispositivi supplementari in modo da trasformarlo in un vero e proprio carro da genieri (gettaponte, portafascine, porta cariche di demolizione, porta bobine ecc.)

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Il Modello

Usiamo per la costruzione il CHURCHILL CROCODILE della TAMIYA anche se siamo ben consci, purtroppo, del fatto che esistono in commercio carri completi prodotti dalla RESICAST che riproducono l’AVRE (anche con alcune devices già installate), ma sappiamo anche che il prezzo è abbastanza elevato e cerchiamo quindi di fare di necessità virtù. II modello è la versione MKVII e abbisogna quindi di alcuni interventi per essere portato allo standard della versione MKIV. Tralasciamo il carrello porta liquido infiammabile del kit del CHURCHILL CROCODILE, riponiamo tutte le stampate relative nella nostra banca dei pezzi e cominciamo l’avventura (proprio di avventura si tratta in quanto questo è il primo carro che torniamo a costruire da più di una decina d’anni a questa parte).  

Per quanto riguarda la torretta con il relativo armamento e la parte anteriore dello scafo, usiamo un kit della KK CASTINGS acquistato da un amico (il grande BUCC) in Inghilterra qualche anno fa in occasione di un Euromilitaire a Folkestone (la famosa teoria del “non si sa mai, può sempre servire. Il kit include, oltre alla torretta ed alla parte frontale dello scafo, anche i portelli laterali rettangolari da utilizzare per sostituire quelli circolari della versione MKVII.

Le parti in fotoincisione provengono dalla EDUARD ed i cingoli in metallo bianco dalla FRIULMODEL. Tutte le foto da noi osservate mostrano i carri inglesi pesantemente rivestiti di parti di cingolo come ulteriore protezione dai colpi nemici. Usiamo quindi, oltre alle maglie supplementari incluse nella scatola della FRIULMODEL, anche il set di cingoli in resina della RESICAST, che ci aiuterà a dare un aspetto più “massiccio” e vissuto al nostro carro. A questo punto ci scontriamo con il primo problema: come caspita fissiamo i cingoli alla torre e al carro? Le foto d’epoca non ci sono di molto aiuto: in alcune sembra che i segmenti di cingolo siano attaccati con filo di ferro, in altre non si nota supporto alcuno. Una didascalia ad una foto riporta chiaramente che i cingoli sono “welded” (saldati) alle pareti del carro: sarà vero? Ci viene in soccorso una foto su uno speciale di TANKS ILLUSTRATED sul Churchill in cui appare un AVRE con segmenti di cingolo fissati al carro cori supporti imbullonati. Decidiamo quindi di optare per questa documentata soluzione. A proposito di cingoli, il kit della FRIULMODEL riproduce la versione in manganese mentre le versioni fino alla MKVI erano dotate in origine, di cingoli più pesanti e dal disegno completamente diverso. Il passo e la larghezza erano comunque i medesimi e quindi a questo punto del conflitto anche i carri delle versioni più vecchie potevano avere in dotazione i nuovi cingoli (per usura, riparazione o per semplice aggiornamento). Usiamo comunque anche qualche maglia di cingolo del vecchio tipo del kit RESICAST come corazzatura addizionale.

Cominciamo con la torretta: le dimensioni sono abbastanza corrette anche se la testurizzazione della fusione ci sembra forse troppo evidente rispetto al reale e abbiamo ritenuto necessario ripassare tutta la torre con carta vetrata fine. Anche il mortaio e abbastanza approssimativo e dovremo quindi sostituire tutti i bulloni e autocostruire con filo di rame la molla che consente l’apertura a rivoltella della canna del Petard, (questo pezzo è rappresentato sommariamente sul kit originale come un semplice cilindro di resina). Le due file di attacchi sui lati della torretta sono state costruite utilizzando sempre del comune filo di rame sagomato, anche se poi andranno coperte dai cingoli usati come protezione.

Il montaggio dello scafo richiede un po’ di prove a secco anche per quanto riguarda l’inserimento dei cingoli in metallo e lo spazio da essi occupato. Abbiamo tolto, come avveniva spesso nella realtà, due segmenti centrali di lamiera copri-cingolo e questo ci porta a dover assottigliare i parafanghi con l’ausilio di una fresa ed a costruire le guide entro le quali il cingolo scorreva e che ora sono visibili. Vengono autocostruiti con plasticard (o con casta plastica come si usa dire adesso) anche gli attacchi per i dispositivi supplementari di cui spesso il CHURCHILL era dotato e il portello scorrevole attraverso cui il proietto era inserito nel Petard. Non usiamo i cavi di traino forniti con il kit, ma ne autocostruiamo due attorcigliando, con l’ausilio di un trapanino fatto girare a bassa velocità, del sottile filo di rame che provvederemo poi a tagliare a misura.

Colorazione

bbiamo consultato diversi testi e preso spunto da diversi articoli apparsi sulle riviste modellistiche per stabilire il colore da applicare. Sembra che a quel tempo (siamo oramai alla metà del 1944) il colore standard fosse il deep bronze green anche e le sfumature di colore che abbiamo potuto osservare su mezzi dello stesso tipo, variano dal verde chiaro al khaki drab quasi marrone…

Usiamo il MATT 75 HUMBROL dato con due passaggi. La stella di identificazione aerea è stata dipinta utilizzando mascherature in carta da carrozziere in quanto gli stencil della Verlinden sono difficilmente adattabili alle asperità della torretta. Per quanto concerne le insegne di reparto, abbiamo utilizzato l’insegna della 79a Divisione mentre per le insegne di brigata sono state utilizzate le (esosissime) decals della ACCURATE ARMOUR. I numeri di serie ed il “nickname” del caro sono stati riprodotti utilizzando i trasferibili (ancor più esosi) della ARCHER acquistati presso la Historex Agents.

A modello completamente asciutto abbiamo effettuato lavaggi con il bruno Van Dyck e successive e successive (parche) lumeggiature con il “dry brushing” con il colore di base a cui è stato aggiunto del beige in quantità crescenti. Successivamente è stato prodotto l’effetto di usura sui punti di maggior passaggio dell’equipaggio, utilizzando una matita argento della Berol Karismacolor (quella che usano i grandi Modellisti che vediamo sulle riviste illustrate…).

A colorazione avvenuta ed a colore ben asciutto passiamo a “sporcare” il modello applicando vernice opaca della HUMBROL sulla quale applicheremo in quantità e tonalità variabili polvere di pastello ottenuta grattugiando i pastelli della CONTE, che provvederemo poi a “fissare” con una passata di trasparente dato ad aeropenna. Il sistema è utilizzato per il treno di rotolamento e sulla parte inferiore dello scafo insistendo su quelle parti che naturalmente avrebbero visto l’accumulo di sporco e fango, incluse le guide di scorrimento dei cingoli. A proposito: qualche anno fa i pastelli della Conte avevano la sezione di cm 1 x 1 e la lunghezza di una decina di centimetri. Ora ci siamo accorti che il prezzo non è aumentato, ma in compenso i pastelli si sono ridotti ad un quarto delle dimensioni. Qualche macchia di ruggine data sui punti in cui le saldature aggiuntive avrebbero potuto essere state poi mal verniciate, e qualche macchia di olio e grasso completano (che parola grossa!) il nostro CHURCHILL AVRE.

Il modello è stato poi applicato senza ambientazione ad una base in legno acquistata presso la ditta TIBOLDO di Biella.

Un ringraziamento sentito va ad Emanuele Visco rivelatosi prezioso aiuto nel reperire le fonti iconografiche relative all’aspetto esteriore dei vari AVRE al tempo dello Sbarco in Normandia e del CHURCHILL AVRE “ONE CHARLIE” esposto “en plen air” sulla spiaggia di Courseulles (Juno Beach) in Francia, oltre che insostituibile sorgente di conoscenza alla quale abbeverarci per quanto riguarda le insegne dei reparti inglesi (e di tutto ciò che in genere riguarda la “Perfida Albione”) ed al grande BUCC per avermi ceduto il kit (ormai introvabile) con la torretta.

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