FIAT 15 Ter

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Quando alla fiera di Novegro del 2001 passando davanti allo stand della Criel Model vidi la scatola di montaggio del Fiat 15 ter, presentato come novità, ci vollero due giri di padiglione per decidere l’acquisto, ma alla fine visto l’accattivante tentazione di avere il modello di un mezzo introvabile commercialmente e quindi realizzabile se non autocostruito, decisi a piè fermo che l’oggetto del desiderio doveva essere mio. E’ innegabile che i modelli Criel siano di buona fattura, ma all’apertura della scatola per visionare il contenuto, qualcosa in me è scattato per decidere di affrontare l’avventura di una auto costruzione. Non proprio completa se vogliamo essere precisi, ma dalla base del modello, ho deciso che qualcosa andava rifatto.
E’ bene che premetta una cosa,
Personalmente, ritengo il modellismo un passatempo, per dirla in chiave moderna un hobby, quindi il pochissimo tempo libero che dedico a questa attività ( e vi assicuro che fra lavoro e famiglia è davvero pochissimo) non dovrebbe si suppone deviarmi dal fatto di montare e dipingere un modello direttamente da scatola ( salvo poi presentarmi alla Mostra di pinco pallino con la pretesa di conquistare niente po’ po’ di meno il Best of Show).Debbo affermare, che escluse le applicazioni di fotoincisioni, ho sempre costruito i miei modelli direttamente da scatola. Questa volta però, vista l’esperienza maturata, visto quello che i Guru del Modellismo Nazionale portano alle Mostre, visto quello che viene pubblicato sulle più autorevoli riviste specializzate del settore, ho pensato proprio a questa deviazione, e di mettermi alla prova,
I materiali usati per questo lavoro sono stati i seguenti:
evergreen di vari spessori , fotoincisioni delle marche Royal Model e Aber, profilati di ottone a elle di due misure, listelli di balsa.
La parte più consistente che hò completamente rifatto ,riguarda il cassone.
Tenevo da tempo dei profilati in ottone acquistati più per curiosità che per necessità, tanto prima o poi si dice torneranno utili.
Questi profilati, proprio per la loro forma a elle, erano l’ideale per assemblare lo scheletro del cassone.
Per il pianale e l’ossatura laterale ho usato i profilati di maggior spessore, cosa necessaria visto che all’epoca i camion non avevano le sponde laterali ribaltabili, quindi la struttura era un tutt’uno, salvo la sponda posteriore necessariamente ribaltabile per consentire il carico e scarico di uomini o materiali.
Ma facciamo un passo indietro.
Prima ancora di iniziare il montaggio, controllando i pezzi ne risultavano alcuni storti, perciò necessitava il fatto di doverli raddrizzare tramite immersione in acqua calda.
Fatto questo, ho deciso che andava applicato un rinforzo, per fare ciò, ho usato Evergreen da 1 mm, messo all’interno del telaio a forma di Croce di S’Andrea .
Successivamente, sono passato alla fase di montaggio del muso, del cruscotto, del sedile; valutando prima di continuare se non fosse il caso di mettere le mani sulla calandra frontale.
Decisamente un ritocco andava fatto, perciò con trapano e fresa hò scavato per un millimetro circa tutto intorno al bordo del radiatore, quindi ho inserito un pezzo di rete da setaccio opportunamente tagliata nella stessa forma, contornando poi il bordo con listello di Evergreen, limando l’eccesso fino raggiungere lo spessore voluto.
Un’altra parte che ho ricostruito riguarda i parafanghi. Gli originali risultavano troppo spessi, conseguenza dello stampo, per cui si poneva il quesito se lasciarli così, compromettendo sensibilmente il realismo, oppure assotigliarli, ma con notevole mole di lavoro nonché scarto ( nocivo) di resina, e pericolo di rottura dei pezzi
Ho deciso infine per la riproduzione in lamierino di ottone. Usando un pezzo originale come dima, ho sagomato ritagliato limato smussato lungo i bordi fino raggiungere la forma voluta, incollando le parti dopo averle opportunamente piegate in modo tondeggiante.
Per l’applicazione di rivetti e bulloni, esiste un’ottimo set di fotoincisioni della Aber, mentre per maniglie ganci tiranti, ho usato il set Royal Model.
Ritorniamo al cassone. I profilati di ottone, dopo averli tagliati a misura originale del kit, ho cominciato ad assemblarli iniziando dal pianale, formato il rettangolo ho inserito a misura dei listelli di balsa, avendo cura dello spessore in modo risultasse poi tutto allo stesso livello.
Lo stesso è valso per le sponde assemblando poi il tutto con colla cianoacrilica.
Inevitabile qualche imperfezione per cui sono ricorso a delle piccole stuccature lisciandole con limette e carta abrasiva fine inumidita con acqua.
La sponda posteriore che nella realtà è abbattibile, deve risultare con spessori un po’ minori, dopo averla posizionata ho costruito le cerniere con ritagli di fotoincisioni opportunamente sagomate.
A lavoro ultimato, mi sembrava di non essermi auto punito abbastanza, quindi fra il restare due ore in ginocchio sui ceci, oppure costruire una centinatura, ho scelto la seconda opportunità.
Con filo d’acciaio armonico, ho costruito gli archi di sostegno, con listelli di balsa ed evergreen, ho fatto la centinatura vera e propia.
Essendo l’acciaio armonico poco elastico, l’insieme dopo averlo posizionato, risultava leggermente sbilenco lasciandomi perplesso per come sarebbe risultato alla fine.
Con un po’ di pazienza, lasciando asciugare molto bene la colla ( rigorosamente cianoacrilica), sono riuscito a raddrizzare il tutto con esito soddisfacente.(Un aneddoto fra parentesi). Ho fatto scattare una foto alla Fiera di quest’anno, dove nel settore statico dei camion d’epoca in mostra, ne spiccava uno con una centina per telone, la quale non era certo un esempio di perfetta architettura.
A questo punto, restavano da assemblare le ruote, ma anche in questo caso sono intervenuto, inserendo all’interno del bordo del cerchione, un tondino di evergreen assottigliandolo ulteriormente con una limetta, e carteggiando la parte cosiddetta battistrada, ho arrotondato i bordi altrimenti troppo spigolosi.
Molto bene! La parte costruttiva era terminata. Iniziava il lavoro di pittura, quello che deve dare anima al modello.
Sotto intesa la mano di primer Tamiya, ho steso una mano di acrilico Lifecolor, facente parte del set dei grigio verdi militari Italiani.
Per fare ciò ho seguito la scaletta che elenca le tonalità nei vari periodi, in questo caso andava usato il grigio verde scuro.
Dopo una settimana circa di riposo ( preferisco aspettare uno due giorni in più per essere sicuro di poter lavorare poi con altri tipi di colore ) sono passato ai smalti Humbrol dando dei lavaggi molto velati con colore mischiato ad acquaragia, passando da tonalità scure e via via a quelle più chiare.
Fra un passaggio e l’altro ho atteso tempi di asciugatura abbastanza lunghi ( lavoro quasi esclusivamente di sera, la notte porta consiglio ), finita l’applicazione dei lavaggi ho iniziato un dry brush con colori alchidici, usando in questo caso tonalità un po’ più chiare, compreso il rosa carne.
Ad asciugatura completa ho deciso di aggiungere delle scrostature con colori acrilici in tubetto, acquistati solo per prova, e ritenuti da me ottimi, in quanto asciugano in un attimo, e restano indelebili.( Se si sbaglia si rimedia con cotton fioc ed un po’ di acqua, fermo restando, con una certa immediatezza.).
Restavano i fanali da montare, ( troppo fragili per farlo prima ).
Trapano e fresa, li ho scavati togliendo il superfluo, con un tubetto di ottone dello stesso diametro ho punzonato i vetri su acetato fine, infine da filo di ferro usato per presepe, ho ricavato le cornici che contornano i vetri.
Fine? Noooo!!!!.
Mancava….. aspetta mancava….mancava….ma si dai, il telone di copertura.
Che materiale usare?
Non è che ho passato notti insonni per pensarci, però poco ci mancava, solo che noi modellisti siamo talmente circondati da tutto quello che ci occorre, che in certi frangenti non ci accorgiamo che quello che ci serve c’è lo abbiamo sotto il naso.
Avendo nel mio ” magazzino ” dei trasferibili, mi sono accorto che sono protetti da un foglio di carta velina, molto malleabile, perciò tagliata a misura, l’ho immersa in acqua e vinavil, sagomata sulla centina, e VA VA VUVA, il gioco era fatto. Per la verniciatura, ho usato la stessa tecnica applicata al mezzo.
Il modello a questo punto era veramente ultimato( lo giuro ), mancava però la scenografia, ricavata da una base acquistata immancabilmente a Novegro, con inserito un lampione in metallo bianco, da una fontana in resina della Plus Model, e di un figurino della Model Victoria.
Stessa tecnica pittorica riguardo gli accessori, diversa per il figurino con base a smalti e ombreggiature in alchidico.
Conclusione.
Chi leggerà questo paccone di relazione, di certo non si strapperà i capelli per l’entusiasmo, ritengo però di essermi personalmente divertito, soprattutto riguardo la parte costruttiva del modello, con la costante ricerca delle soluzioni nelle piccole e grandi difficoltà incontrate, mentre il giudizio finale sulla bontà del lavoro svolto, lo lascio a chi avrà modo di visionare commentare ed anche bocciare, nelle dovute sedi oppure direttamente sul sito.
Un ringraziamento particolare all’ amico nonché socio di Club Emanuele Visco, per i consigli e suggerimenti dati in materia pittorica, soprattutto riguardo il figurino.

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