M3 Grant C.D.L. Canal Defence Light

m3-1La Storia

Prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, il British War Office aveva commissionato lo studio per l’ideazione di una fotoelettrica corazzata. Furono presentati numerosi progetti e fra questi fu preso in considerazione quello presentato da un gruppo di ufficiali a riposo e di ingegneri. Il progetto consisteva in una torretta fusa nella quale era alloggiata una lampada ad arco da 13 milioni di candele che, con l’ausilio di parabole riflettenti, poteva proiettare un raggio di luce attraverso una feritoia verticale aperta nella parte frontale della torretta ad una distanza di oltre 3500 metri (effettivo poco meno di 1500 mt.). La lampada ad arco, una volta in uso poteva durare al massimo 30 minuti, ma poteva essere facilmente rimpiazzata in meno di un minuto dall’operatore che fungeva anche da mitragliere. La visione esterna era assicurata da un periscopio sul cielo della torretta.

La fotoelettrica doveva inizialmente essere usata sullo scafo del Matilda o del Churchill ma questo significava operare senza alcun armamento ausiliario. Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti divenne disponibile un mezzo ideale per lo scopo: l’M3 LEE/GRANT  che poteva conservare il pezzo da 75 mm. installato nello scafo.

L’esistenza di questi veicoli venne però mantenuta segreta e, nonostante una brigata fosse sbarcata in Normandia nell’agosto del 1944 la cosa avvenne troppo tardi  per essere di qualche aiuto durante le operazioni di sbarco. Gli aspri combattimenti seguiti alle operazioni in Normandia accrebbero la necessità di equipaggi addestrati e quindi i reparti di M3 C.D.L. furono costretti ad abbandonare il loro ruolo nell’ottobre del 1944.

Fu comunque deciso che avrebbero potuto essere utilizzati per le operazioni di attraversamento del Reno e 24 Grant CDL furono inviati di gran carriera in zona a formare l’8° Squadrone del 49 APC Rgt. della 79^ Divisione Corazzata. Una metà di questi mezzi fu utilizzata come diversivo per illuminare  il Rees e distrarre il nemico dal reale punto di attraversamento (immaginiamo la gioia degli equipaggi a bordo di mezzi così evidentemente visibili). L’altra metà fu utilizzata per creare una luna artificiale e favorire i Buffalo durante le operazioni di attraversamento notturno. Successivamente queste fotoelettriche corazzate furono utilizzate per illuminare mine galleggianti o relitti che avrebbero potuto danneggiare i ponti mobili. L’ultima operazione che vide all’opera i CDL fu l’attraversamento dell’Elba.

Il battaglione americano di CDL fu sciolto dopo i combattimenti in Francia ma, come avvenne per i carri inglesi, 64 mezzi vennero inviati per le operazioni di attraversamento del Reno dimostrandosi particolarmente efficaci nella protezione dei ponti specialmente nella zona di Remagen. Alcuni CDL vennero inviati per coadiuvare i combattimenti ad Okinawa, ma arrivarono solo alla fine di giugno del 1945, troppo tardi per prendere parte ad alcun combattimento.

La Tecnica

Il cuore del sistema di illuminazione era lo specchio, parabolico sul piano verticale ed ellittico sul piano orizzontale. Con questa soluzione una lampada arco situata nel punto focale, produceva un raggio di luce che veniva fatto riflettere e passare tramite un secondo punto focale. Un riflettore piatto di alluminio  indirizzava quindi il raggio luminoso verso la parte anteriore della torretta dove attraversava una feritoia verticale (il secondo punto focale). In questo modo il raggio luminoso ad alta intensità veniva fatto uscire senza nessuna perdita di luminosità.

In torretta era installata una mitragliatrice Besa o Browning a seconda che il mezzo fosse inglese o americano, mentre veniva mantenuto operativo il pezzo da 75 mm. di scafo. A fianco della mitragliatrice, nella versione inglese, era anche installato un finto cannone ad imitazione del pezzo da 37 mm.

Piccole differenze, fra mezzo inglese e americano, esistevano anche a livello di posizionamento dei carichi esterni.

Il Modello

 Abbiamo utilizzato per la costruzione del nostro modello il vecchio kit del M3 GRANT prodotto dalla Tamiya. Il modello dimostra tutti i suoi anni e le sue approssimazioni (dimensioni della torretta errate, carrelli approssimativi e con ruote sbagliate, parte posteriore dello scafo da rifare, ecc. ecc.). Per quanto riguarda la torretta, non l’abbiamo utilizzata e quindi il fatto che sia errata non ci preoccupa più di tanto, per quanto riguarda la parte posteriore dello scafo abbiamo provveduto a ricostruire gli scarichi con tondino di plasticard e tubo di alluminio, per quanto riguarda i carrelli abbiamo provveduto a sostituire le ruote originali fornite con il kit (a 6 raggi) con un’altra serie di ruote a 5 raggi (come era in realtà) provenienti da un kit Dragon. Abbiamo preferito non utilizzare altri kit di carrelli per non gravare sul nostro già magro bilancio.

Il kit di modifica per la conversione in C.D.L. è prodotto dalla Resicast e include la torre con tutti gli accessori, un foglio di fotoincisioni, le opzioni per i carichi supplementari, un set completo di ruote e cinque raggi, l’opzione per sostituire lo scudo del cannone di scafo e la scudatura addizionale del medesimo. Le parti in resina sono prive di sbavature, linee di fusione e di bolle d’aria: il lavoro più impegnativo è stato quello di togliere il materozzo di resina (circa 15 mm. per 50 di diametro) dalla base della torretta.

Abbiamo utilizzato anche parzialmente il foglio di fotoincisioni Aber specifiche per il Grant/Lee e i cingoli in metallo della Friulmodel.

Non sono state fatte particolari elaborazioni: il solito assottigliamento di parafanghi fatto con una piccola mola smeriglio, il cablaggio di fari e avvisatore acustico come da foto dell’originale, la sostituzione delle maniglie del kit (un piccolo tratto in plastica) con altre fatte con filo di rame sagomato a misura.

La verniciatura è stata fatta con colore Humbrol 102 trattato successivamente con lavaggi di color Bruno Van Dyck diluito in “Sans Odor” della Winsor & Newton. Successivi passaggi di dry-brushing e qualche tocco di matita argento della Berol. Le insegne provengono dal foglio della Accurate Armour e i trasferibili sono della Archer.

La base in legno sulla quale abbiamo posizionato il modello è, come sempre, una di quelle prodotte dalla ditta Tiboldo.