C’è un detto che dice: ogni lustro cambia un gusto, e direi nella situazione che mi sono trovato dopo anni di onorata militanza nell’uno trentacinque, calza a pennello. Si avvicinava impellente la data di inaugurazione delle mostre nazionali prima fra tutte quella di Lonigo in Marzo,mi trovo tra le mani un modello a metà lavorazione che nemmeno Superman riuscirebbe a finire per quella data, quindi che fare? Già rassegnato a saltare tutto il programma e di presenziare alle mostre se non da spettatore, mi è passata per la mente quella che si dice una “genialata” .Mi sono recato al negozio di modellismo più vicino ( e più fornito, il chè dalle mie parti è un tutto dire ),e ho dato una sbirciatina alle scatole in uno e settantadue, fugando le perplessità in mio possesso,mi sono detto la prendo lo costruisco da scatola e il gioco è fatto. La scelta in questione è caduta sul modello Hasegawa dell’ Humber MK II un’autblindo Inglese usato per l’esplorazione su grandi distanze durante la Seconda Guerra Mondiale.Cominciando il lavoro mi sono accorto che da scatola ci si doveva accontentare non poco per l’esito finale, sopratutto perchè gli spessori di alcune parti anche visibili sono uguali all’uno e trentacinque, necessità dovuta probabilmente per ragioni di stampata.Inoltre su queste scale così ridotte, molti particolari vengono omessi perciò bisogna, armati di documentazione, autocostruirseli.
Ho cominciato assemblando lo scafo operazione priva di grosse difficoltà se non un’ accurata stuccatura lungo i bordi di giunzione, di conseguenza sono passato alla torretta, fermandomi al momento di inserire la canna del cannoncino.Quella del kit poteva anche andare bene, l’unica cosa non essendo forata, bisognava intervenire in tal senso, ma dopo una prova fallimentare, ho deciso di ricostruirla.Ma con cosa? Facendo di necessità virtù, ho preso un tubetto in rame del diametro appropiato,ma mi mancava il terminale, nelle mie cianfrusaglie ho dei pezzi di un’auto in 1/8 della Rivarossi ( auto che non farò mai ) dai ferma raggi delle ruote ho ricavato la bocca da fuoco dopo un lavoro di lima e carta vetrata. Per fissare la canna alla torretta ho inserito all’interno un perno di acciaio in modo che, in futuro anche a scapito di maldestre manipolazioni non si corra il rischio di rotture.Consultando la documentazione a mia disposizione ho notato su una fotografia un’apertura laterale come fosse un’oblò, percui volendo riprodorla sul modello ho dovuto cancellare con carta abrasiva la chiusura stampata, quindi con una fresa ho forato per ricavare l’apertura e da una lamina di ottone ho ritagliato lo spotellino, anzi gli sportellini, visto che esistono su entrambi i lati.Il supporto dell’antenna da scatola non andava bene, da un profilato di ottone a u, ho ricavato il supporto incollandolo alla torretta dopo aver inserito un perno in filo di ottone ottenendo un’insieme più robusto, da una fotoincisione,ho poi ricavato l’inserimento dell’antenna.
Tornando allo scafo, alcuni particolari esterni non mi convincevano,primo fra tutti, gli agganci anteriori che nella realtà servivano per il sollevamento del mezzo,perciò dopo un bel taglio della parte del kit, con filo di rame da 0,20 ho rifatto il pezzo aiutandomi per la sagoma con un tondino del diametro giusto, anche le casse posteriori risultavano scorrette, decidendo di rifarle, dalla lastra di ottone ho ritagliato i bordi esterni, saldandoli all’interno con una goccia di stagno, mentre la copertura è stata posizionata con colla cianoacrilica.La ruota di scorta necessitava di un piccolo ritocco, dalle foto di una monografia, si vedeva un fermo all’interno del disco della ruota stessa, particolare ottenuto dalla lastra di ottone.Provando a secco con una ruota posizionata sul modello, ho constatato che nonostante la scala, i particolari mancanti delle sospensioni, si sarebbero notati ad un attento esame, convincendomi che la soluzione era di costruirli di sana pianta.Pur esistendo un vasto repertorio di documentazione di questo mezzo,le foto che lo ritraggono in azione non sono delle più particolareggiate in fatto di meccanica,( esempio: la maggior parte dei mezzi viene ritratta sempre in marcia con le ruote diritte, non evidenziando organi di sterzata e di sospensione) ma da un più attento studio, ho trovato per fortuna una foto con un mezzo in sosta con lo sterzo leggermente girato.Da questo spunto, ho ricavato per autocostruzione, lo sterzo,le sospensioni, e tramite un compasso, da una lastra di rame da 0,20 di spessore ho ritagliato quattro dischi del diametro interno di ogni ruota posizionandoli poi all’interno stesso di ognuna.I carichi esterni che ho voluto inserire sono minimi, vista la scala non ho voluto appesantire l’insieme, con della rete da setaccio e un pezzetto di lamina di rame, ho fatto due rotolini, bloccando tutto con colla cianoacrilica.Essendo un mezzo usato in special modo in Nord Africa, i terreni su cui operò erano prevalentemente di tipo desertico, eccolo quindi ritratto su Tank in Camera con una griglia anti insabbiamento,pezzo riprodotto con l’insostituibile lamina di rame da 0,20 opportunamente sagomata e forata.Per ultimare la fase costruttiva rimaneva come dettaglio il faro posto sul lato destro superiore della torretta, usando il pezzo del kit, ho scavato un incavo con una fresa a testa tonda, dapprima quella più grossa, rifinendo poi con quella piccola. Aggiungendo i fili che nella realtà danno corrente ai vari fari e antenne, ho adoperato del filo di nylon per canne da pesca.Finita la fase di costruzione, ho iniziato quella pittorica, consistente nella solita mano di fondo acrilico Tamiya, quindi ho fatto dei passaggi in smalto Humbrol, partendo da una base di verde scuro, poi il desert yellow 8th Army. Ad asciugatura avvenuta, sempre al desert yellow, ho aggiunto del rosa carne per schiarire un pò il colore di base, quindi dopo 48 ore di riposo, sono passato ai cosidetti lavaggi, con colori ad olio e smalti, diluiti al 9O% in acquaragia, le lumeggiature sono state fatte con colore di base schiarito con colori alchidici. Documentazione. Tanks in camera 1941-1943, Armes Militaria n°11 El Alamein.h